- 26/07/2019, 21:13
#5830
Salve a tutti, per motivi che in parte trascendono dall'interesse per le scienze naturali mi sono finalmente deciso a mettere le mani su questo grande classico, fresco di traduzione italiana.
Alfred Russel Wallace, co-scopritore dell'evoluzione per selezione naturale alla metà dell'800 insieme a Darwin, è forse una figura troppo nota per avere bisogno di una lunga presentazione, e così pure la sua celebre cronaca ei lunghi viaggi che egli intraprese nella regione indomalese fra gli anni '50 e '600 del XIX secolo.
Fra le chicche zoologiche che meritano di essere segnalate nella parte che ho finora letto spiccano:
1) l'introduzione, dove il nostro traccia, sulla base delle sue osservazioni la celebre "linea di Wallace" che segna il confine fra le isole indonesiane abitate da animali di origine asiatica e quelle più vicine per fauna all'Oceania;
2) Wallace che scopre nuove specie di coleotteri ed altri insetti a ritmo compulsivo in spazi ristrettissimi di giungla e nel corso di un'unica giornata (da far invidia a certi team di ricerca moderni);
3) il baldo Wallace che scorrazza per il Borneo sparacchiando agli oranghi sugli alberi per procurarsi pelli e scheletri da inviare ai musei a casa, salvo tentare (infruttuosamente) di allevare un cucciolo rimasto orfano nel corso di una delle suddette battute;
4) dulcis in fundo, la notizia riportata dall'autore (dopo averla provata sulla sua pelle) che nelle foreste della Penisola Malese dimorerebbero sanguisughe aventi la simpatica abitudine di "protendersi in lunghezza al suono di un passo o allo stormire del fogliame" per aderire a qualunque creatura passi sui loro sentieri, animale o umana, e banchettare di conseguenza: qualcuno di voi ha mai sentito parlare di qualcosa del genere?
In generale lo trovo un libro che soddisfa tutte le mie aspettative, naturalistiche e non solo (si vedano le interessanti note etnologiche e culturali, ad esempio nella pittoresca descrizione di Singapore), condendole con quella patina esotica da racconto di viaggio ottocentesco per la quale ho un debole.
Alfred Russel Wallace, co-scopritore dell'evoluzione per selezione naturale alla metà dell'800 insieme a Darwin, è forse una figura troppo nota per avere bisogno di una lunga presentazione, e così pure la sua celebre cronaca ei lunghi viaggi che egli intraprese nella regione indomalese fra gli anni '50 e '600 del XIX secolo.
Fra le chicche zoologiche che meritano di essere segnalate nella parte che ho finora letto spiccano:
1) l'introduzione, dove il nostro traccia, sulla base delle sue osservazioni la celebre "linea di Wallace" che segna il confine fra le isole indonesiane abitate da animali di origine asiatica e quelle più vicine per fauna all'Oceania;
2) Wallace che scopre nuove specie di coleotteri ed altri insetti a ritmo compulsivo in spazi ristrettissimi di giungla e nel corso di un'unica giornata (da far invidia a certi team di ricerca moderni);
3) il baldo Wallace che scorrazza per il Borneo sparacchiando agli oranghi sugli alberi per procurarsi pelli e scheletri da inviare ai musei a casa, salvo tentare (infruttuosamente) di allevare un cucciolo rimasto orfano nel corso di una delle suddette battute;
4) dulcis in fundo, la notizia riportata dall'autore (dopo averla provata sulla sua pelle) che nelle foreste della Penisola Malese dimorerebbero sanguisughe aventi la simpatica abitudine di "protendersi in lunghezza al suono di un passo o allo stormire del fogliame" per aderire a qualunque creatura passi sui loro sentieri, animale o umana, e banchettare di conseguenza: qualcuno di voi ha mai sentito parlare di qualcosa del genere?
In generale lo trovo un libro che soddisfa tutte le mie aspettative, naturalistiche e non solo (si vedano le interessanti note etnologiche e culturali, ad esempio nella pittoresca descrizione di Singapore), condendole con quella patina esotica da racconto di viaggio ottocentesco per la quale ho un debole.