Fonte: Bibliografia Animali misteriosi Franco Tassi Stella Mattutina Edizioni viaggio tra gli enigmi della criptozoologia con il patrocinio del Gruppo criptozoologia Italia collanna ecologia di frontiera ottobre 2019
Ci sono tre tappe nella storia di ogni grande scoperta.
Al principio, gli oppositori sostengono che lo scopritore è folle;
in seguito che è sano di mente,
ma che la sua scoperta non ha davvero alcun interesse;
infine, che la scoperta è molto importante, ma che tutti la conoscevano da sempre
Sigmund Freud
Consiglio a tutti di acquistare il libro di Franco Tassi sugli animali misteriosi. E' scritto molto bene. Un libro avvincente che stando seduti vi porta ovunque con l'immaginazione a scoprire le specie cripte. Spiegazioni molto chiare. Grande divolgatore avendo alle spalle una lunghissima esperienza nella zoologia, nella criptozoologia. Ha conosciuto il fondatore della criptozoologia Bernard Heuvelmans che lo ha invitato nel Parco nazionale d'Abruzo Lazio e Molise quando eradirettore di quest'area protetta. Ha fondato una nuov scienza la socioecologia.
Il libro della criptozoologia di Franco Tassi non deve mancare nella vostra biblioteca.
Il direttore e Fondatore della criptozoologia in Italia è il professore e naturalista Franco Tassi. Di fama mondiale ha deticato la sua vita nella salvezza delle varie specie di animali tra cui: il camoscio d'Abruzzo, l'orso marsicano, il lupo appenninico, lo scoiattolo meridionale, l'aquila reale, il cervo volante, la Rosalia Alpina; la reintroduzione del cervo e del capriolo nell'Appennino. Si è dedicato a salvare le foreste secolari. Molto apprezzato come naturalista, ecologista a livello internzionale. Impegnato alla scoperta della lince appenninica. Ha scritto molte riviste e libri su questo felino.
Si è impegnato a trovare gli indizzi sul camaleonte in Sicilia, in Italia e in Europa.
Ha fondato il Comitato parchi e tanti Gruppi di Ricerca scientifica volontaria a cui tutti possono appartenere anche i non laureati, l'importanza che si è motivati e pieno di passione e contribuire nella ricerca quali raccolte dati, avvistamenti, foto. Tra i tanti Gruppi c'è il Gruppo camaleonte. Chi ha notizie, foto, avvistamenti basta contattare il Comitato Parchi. Il link:
https://centroparchi.org/
Un studioso tedesco, chiamato Grohmann nel 1832 nel mese di ottobre rimase meravigliato di una sua scoperta che avvenne mentre che percorreva le nude pendici del Monte Pellegrinonei dintorni di Palermo. Egli s'imbatté in un curiosissimo animaletto che non tardò a identificare come una femmina del camaleonte,rettile assai noto e diffuso in buona parte dei territori circummediterranei e orientali
.
Dapprima, credendo si trattasse di una speciale forma locale, egli ne diede ladescrizione sotto il nome di camaleonte siculo, ma poi sorse il dubbio che fosse stato importato accidentalmente dall'Africa settentrionale, a bordodi qualche nave da carico
. Più tardi, il Biundi Giunta descrisse un altro camaleonte trovato nel luglio1863 a Catania, nel giardino dei frati di San francesco di paola
,
mentre il naturalista Minà Palumbo attestò che un nobile di Cefalù, suo conoscente, ne aveva allevato uno proveniente dal Continente nero, che poi fuggì senza essere più ritrovato
.
In Sicilia, c'è chi giura che ancora oggi gli strani rettilisi incontrano ancora in alcuni giardini ricchi di vegetazione lussureggiante
. Così scrivevo sulla Guida alla Natura della Sicilia nel lontano 1974, quando quasi nulla ancora si sapeva del camaleonte nel sud d'Italia.
Il direttore del Gruppo Criptozoologia d'Italia
Franco Tassi scrive: << Ma poi, perlustrando l'isola e le regioni meridionali, e raccogliendo qua e là notizie frammentarie, incominciò a farsi strada in me l'idea che quel simpatico animale fosse ben più diffuso di quanto non si credesse
>> . Il criptzoologo e naturalista Franco Tassi continua scrivendo: << Non sembrava un caso di fortuita o clandestina immissione, ma piuttosto di una presenzadi lunga, anzi forse di lunghissima data.
E poi, perché mai nelle altre penisolee isole del Mediterraneo dalla Spagna a malta, dalla Grecia a Creta il camaleonte, qualunque fosse la spiegazione della sua più o meno antica provenienza, veniva a buon diritto accolto nella lista zoologica delle specie locali, mentre in Italia sembrava un vero sacrilegio anche il solo nominarlo
?
L'opinione accademica, erpetologica, istituzionale e mediatica eraferrea: si trattava di inserimento recente, e comunqueaccidentale, sentenziavanel 2000 una nota rivista ambientalista; mentre nel 2005 un diffuso mensile internazionale ribadiva trattarsi di esemplari introdotti, che non fanno parte di popolazioni naturalizzate acclimatate
>>.
Continua Franco Tassi:<< Affermazioni superficiali, gabellate come spesso avviene per verità assolute, contro ogni buon principiodi indagini scientifica.
E poi rivelatesi del tutto sbagliate >>
.
La gente locale, del resto, ben sapeva dei camaleonti presenti negli agrumeti siciliani, nelle macchie salentine e forse anche lungo la punta dello stivale
,
ma nessuno dei sommi specialisti, blindati nel loro sdegnoso scettiscismo voleva ascoltarla
.
Il criptzoologo Franco Tassi scrive ancora: << Si trattava dunque d'un vero caso criptzoologico a due pssi da casa, che non poteva non incuriosirmi e appassionarmi>>
.
Franco Tassi si è impegnato a fare un indagine sulla esistenza di questa specie e scrive:<< Così visitai il piccolo, ma interessante museo di Calimera (Lecce), apprendendo che il direttore Roberto Basso aveva rivelato la presenza del camaleonte, e ne aveva difeso con impegnola sopravvivenza nell'ambiente naturale fin dal 1987, trovando un validissimo sostenitore nel Pretore di Nardò Angelo Sodo. Inoltre le prove di un'antica presenza si moltiplicavano, tra le raffigurazioni del draghetto suibellissimi palazzi in pietra del barrocco Leccese segnalatemi dall'amico forestale Sandro D'Alessandro, e le leggende del mitico fa sciuliscu raccolte dal giovane Oreste Caroppo, uno dei naturalistidel Salento più attentialle tradizioni locali. Nel fratempo, stava emergendo una verità clamorosa, ancora oggi sconosciuta a molti.
In Europa non si rinviene, come si credeva, soltanto la specie classica. cioè il camaleontecomune o mediterraneo(Chamaeleo Chamaeleon), ma vive anche l'affine e distinto camaleonte africano o basilistico (chamaeleo africanus), la cui presenza è stata ormai definitamente accertata in Grecia, inuna ristretta zona nel poco esplorato Pelloponneso
>>.
La prima specie è tipica delle zone aride e steppose, la seconda invece legata agli ambienti piuttosto umidi
.
Le nuove acquisizioni scientifiche portano dunque a riconoscere che la fauna europea comprende senza dubbio non una sola, ma due specie di camaleonti
.
Due singolari rettili presenti non accidentalmente, ma da antichissima data, che si riproducono regolarmente, e secondo qualcuno potrebbero addirettura essere indigeni
, rappresentando piccoli nuclei relitti di più ampia diffusione passata
.
Un mistero biogeografico, che forse ulteriori indagini genetiche potrebbero aiutare a risolvere:
ecco perché una serie di individui ben conservati, provenienti dal Mezzogiorno, è stata affidata da tempo ai migliori specialisti, che stanno ora effettuando tutte le opportune analisi
.
Anche se una conferma dirimente potrebbe venire, un giorno, sopratutto dalla paleontologia
.
La comoda ipotesi spesso circolante , che la sua pesenza sia frutto di recenti immissioni ad opera di profughi dalla Libia, o di turisti distratti e sconsiderati, oppure di incosciienti allevatori di rettili, sta ormai perdendo consistenza. A portarlo in Italia furono allora, in tempi lontani, Egizi, Ellinici, o Saraceni, Pirati o Repubbliche Marinare
?
e Se si trattasse invece di innatesi nuclei relitti accantonati in zone di rifugio, discendenti da una specie che nella preistoria viveva spontaneamente nel Continente Europeo
?
Qualunque sarà la risposta definitiva, va comunque riconosciuto che il nostro camaleonte non per questo vanterebbe minor diritto di essere considerato italiano ed europeo
.
Come nel caso di tanti immigrati di antica provenienza, sia vegetali (Cipresso, Pino domestico e altre archeofite, che animali come: istrice, sciacallo, tortoradal collare orietale, carrabo morbilloso, e di molte altre creature viventi uomo compreso, che per terra e mare si sono sempre spostate, introdotte, insediate, consolidate e diffuse, il camaleonte fa ormai parte, a pieno titolo, della straordinaria Natura d?Italia e della sua ricchissima fauna
.
Una volta accertata la presenza prolungata, e non certo recente, del Camaleonte nel Mezzogiorno, occorreva organizzare una costanteraccolta di informazioni, stabilendo gli oppurtuni contatti, creando una rete di collaboratori e verificando con attenzione ogni segnalazione
. Era quindi giunto il momento di costruire a Roma, presso il
CENTRO PARCHI INTERNAZIONALE, un piccolo gruppo di studio e ricerca : e nel dicembre 2008, con l'intervento personale diretto e telematico dei principali interessati,
nacque quindi ufficialmente il GRUPPO CAMALEONTE
:
Per lanciare meglio l'iniziativa, un'ottima occasione venne offerta dal primo convegno di natura Mediterraneo,tenuto il 20 e 21 marzo presso la Selva di Paliano nella provincia di Frosinone, sul tema Le specie aliene nel Mediterraneo. Qui presentai una documentata relazione dal titolo un pò provocatorio: Lince, camaleonte e foca monaca: fratelli alieni d'Italia? Tre enigmi da risolvere: immissioni, ritorni o ricomparse?, che non mancò di suscitare un certo scalpore
.
Poi, come spesso avviene in questi gruppi volontaristici, animati da grande passione ma provvisti di scarsi mezzi e di tempo limitato, ai momenti di intensa attività seguirono lunghi momenti di pausa e di riflessione
.
In definitiva, avevamo comunque acquisito continue e ripetute conferme della presenza dl camaleonte nelle
Puglie e, in particolare, avevamo esaminato diversi esemplari nel salento
; pervenivano frequenti segnalazioni anche dalla
Sicilia, sopratutto Orientale, tra cui un individuo imbalsamato nel piccolo museo di Belpasso, inaugurato insieme al
Fondo Siciliano per la Natura di Nuccia Di Franco e Luigi Lino
;
sporadiche indicazioni di significato minore giungevano anche da altre parti d'Italia, Lazio incluso
.
Ma stranamente, nel Mezzogiorno, Calabria e Basilicata restavano esenti da questa rarità zoologica, nonostante la presenza diambienti tranquilli e potenzialmente idonei
. Fino al momento in cui La bella Notizia giunse d'improvviso al
Gruppo Camaleonte
nell'autunno 2015 dal laureando in medicina veterinaria
Antonino Marcianò, capo di Reptile Hunter, una squadra di ricercatori e appasssionati, che dall'autunno 2011 esplora infaticabilmente le più remote contrade del Sud
.
Il camaleonte vive davvero anche in Calabria, tanto silenzioso e nascosto da essere rimasto finora sconosciuto agli scienziati, anche se la gente del posto lo sapeva benissimo da un pezzo. Un caso di ecologia frontiera, degno della migliore criptozoologia
.
Ecco, in sintesi, il primo Rapporto del giovane studioso calabrese. Dopo annidi ricerche, il Riptile Hunter Team è felice diconfermare la presenza in Calabria del camaleonte comune (chamaeleo chamaeleon).
Nel corso dell'ultimo ventennio, nell'ambiente erpetologico più volte si era affacciata l'ipotesi della possibile presenza del camaleonte nel Mezzogiorno, ma le sporadiche segnalazioni erano ritenute dubbie dagli esperti, ritenendo che ci si trovasse di fronte a introduzioni accidentali (animali fuggiti a qualche collezionista, o trasportati involontariamente con carichi di legname
.
In entrambi i casi, si pensava che non sarebbro comunque sopravvissuti all'inverno, e che mai potevano riprodursi nel nostro ambiente naturale
.
Oggi però siamo in grado di smentire entrambe queste ipotesi per quanto riguarda la Calabria:
infatti il 25 Novembre 2015, in un uliveto in provincia di Reggio Calabria, abbiamo rinvenuto una vasta popolazione di camaleonte mediterraneo
,
riuscendo con grande incredulità in poche ore a censire ben 7 esemplari, di cui ben tre femmine ravide, due maschi adulti e due giovani
.
Considerando che la specie raggiunge la maturità sessuale a un anno d'età
, e che le femmine depongono fino a tre volte l'anno
, con covate che possonosuperare le 40 uova
, valutando il numero degli esemplari censiti, le ben note capacità di mimetismo della specie, la vastità del territorio e il fatto in quel luogo non vi sono predatori numerosi, riteniamo che la popolazione sia costituita da centinaia di indvidui
, che vivono lì tranquillamente da migliaia di anni
.
E in effetti io sentivo parlare fin da ragazzo di questo strano animale, ben noto agli anziani della zona. Successivamente abbiamo anche trovato le uova appena deposte, che ora sorveglieremocon dicrezione, in attesa della schiusa
.
Il luogo è tranquillo, e ovviamente va tenuto segreto
.
L'unico pericolo può essere dato, inutile dirlo, dall'uomo
.
Con incendi, deforestazione o eventuale raccolta meccanizzata delle olive
.
Ci stiamo mettendo in contatto con le autorità della zona per ricercare inseme una soluzione che garantisca la sopravvivenza
di questa specie
, tanto bella quanto delicata
.
Esplorando appena un frammento della storia naturale di questa affascinante creatura, l'unica certezza rggiunta è che vi sia ancora molto da studiare e da scoprire
.
Come insegna la zooantropologia, il rapporto tra l'uomo e l'animale può assumere nelle varie epoche, località e culture toni molto diversi
.
Il camaleonte è stato talvolta ammirato e apprezzato come animale da compagnia
,
talaltra temuto per superstizione o ucciso senza ragione
oppure sfruttato per commercio e proprietà medicinali
, o ancora mitizzato come piccolo e misterioso draghetto
.
Ma bastano poche osservazioni per capire che non è una bestiola qualunque
,
e che è campione insuperabile in molte specialità
, da cui l'uomo avrebbe parecchio da apprendere
.
In qust'epoca in cui la ricchezza e varietà della fauna rischiano di impoverirsi e scomparire
,
vittime dell'invadenza di una sola specie particolarmente egoista e aggressiva
,
è tempo di capire che anche dagli animali più disprezzati e sterminati si potrebbe trarre i migliori insegnamenti
.
Infatti la nuova scienza che studia le possibili tecnologie ricavabili imitando non solo gli odiati rettili, ma anche i disprezzatissimi insetti e ragni,
la biomimetica, ha ancora davanti a sèun campo immenso di esplorazione e applicazione. In altre parole , un sterminata quantità di sfide con cui cimentarsi
.