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L'unicorno siberiano - criptozoo.com
Messaggi inerenti agli animali terrestri.
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da Mondoperduto
#5923
Buonasera a tutti.
Secondo voi quante probabilità ci sono di una sopravvivenza in età storica di popolazioni di elasmotherium?
E' stata formulata questa ipotesi per spiegare i racconti degli Evenchi e di Ibn Fadlàn. La ritenete credibile? E in caso contrario quale potrebbe essere una spiegazione alternativa, sopratutto per il resoconto di Ibn Fadlàn, che risulta il più detagliato?
Grazie per l'attenzione.
da Mondoperduto
#5924
Riporto di seguito il passo del diplomatico arabo Ibn Fadlan, vissuto tra il IX e il X secolo d.C.:
" Vi è nelle vicinanze un'ampia steppa ( scil. nel Nord dell'Iran ), e lì vi abita, si dice, un animale più piccolo di un cammello ma più alto di un toro. La sua testa è la testa di un montone, e la sua coda è la coda di un toro. Il suo corpo è quello di un mulo e i suoi zoccoli sono come quelli di un toro. Nel mezzo della testa vi è un corno, spesso e arrotondato, e più il corno diventa alto più si stringe (alla fine), fino ad assomigliare a una punta di lancia. Alcuni di questi corni crescono fino a tre o cinque ell, a seconda della taglia dell'animale. Si ciba di foglie degli alberi, che sono di eccellente vegetazione. Ogniqualvolta vede un cavaliere gli si avvicina e, se il cavaliere ha un cavallo veloce, il cavallo prova a fuggire correndo veloce; se la bestia li raggiunge, sbalza il cavaliere di sella con il suo corno, e lo lancia in aria, e lo colpisce con la punta del corno, e continua a fare così fino a che il cavaliere non muore. Ma non colpisce né ferisce il cavallo in alcun modo o maniera. I locali lo cercano nelle steppe e nella foresta fino a che non lo possano uccidere. Si fa così: essi si arrampicano sugli alberi alti tra i quali passa l'animale. Servono alcuni arcieri con frecce avvelenate; e quando la bestia è tra di loro, essi la colpiscono e la feriscono fino alla sua morte. E io stesso ho visto tre grandi coppe, simili in forma a conchiglie dello Yemen, possedute dal re, e lui mi disse che esse erano state ricavate dal corno di quell'animale ".
La descrizione è molto vicina a quella dell'elasmotherium, sopratutto per la forma, dimensioni e collocazione del corno " nel mezzo della testa ", e per il fatto che l'animale sembra in grado di galoppare per lunghi tratti come un cavallo. Sembra però in disaccordo con questa tesi l'alimentazione " dell'unicorno ": Fadlan riporta che l'animale, pur vivendo nella steppa, si avventura regolarmente nelle foreste limitrofe dove si nutre " di foglie degli alberi, che sono di eccellente vegetazione ". Si ritiene che l'elasmotherium avesse una dieta prettamente erbivora, determinata dall'ambiente di steppa fredda in cui viveva. Si deduce ciò dalla dentatura e dall'orientamento del capo, che rimaneva sempre puntato verso il basso, come accade oggi al rinoceronte bianco, che si nutre basilarmente di erbe. Si potrebbe comunque ipotizzare che questi elasmotherium sopravvissuti si avventurassero di tanto in tanto nella foresta alla ricerca di piante di sottobosco, che avrebbero costituito una valida integrazione alla dieta erbivora, e che il cibarsi di " foglie degli alberi " sia una supposizione dell'autore, forse ispirata dalle eccezionali dimensioni di questo rinoceronte.
Corrobora l'ipotesi la collocazione del territorio dell'unicorno nel Settentrione della Persia, cioè all'estremo limite sudoccidentale dell'antico areale dell'elasmotherium.
Un'altra regione in cui sarebbe naturale trovare una sopravvivenza della megafauna pleistocenica è l'altopiano di Ukok, tra i monti Altai e Sajany, considerato l'ultimo resto dell'habitat glaciale chiamato " steppa dei mammut ". Qui si possono ancora trovare la renna e la saiga, che hanno abitato la zona con continuità dalla glaciazione di Wurm a oggi, e, a maggior ragione, potrebbero esserci stati in epoca postglaciale anche gli elasmotherium, se si pensa che la regione è costellata di laghi ed i ritrovamenti fossili dimostrano che l'elasmotherium abitava stabilmente anche l'ambiente ripario.
Conseguentemente la presenza in questi territori di rinoceronti lanosi ancora in età storica o protostorica spiegherebbe le leggende dei Tungusi, popolo nomade diffuso in tutta la Siberia e nel Nord della Mongolia, riguardo un enorme toro nero con un unico corno sulla sommità del capo.
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