Glypto ha scritto: ↑23/10/2018, 17:31
Pensavo che i maiali fossero stati addomesticati dai polinesiani già prima dell'arrivo degli europei.
I Polinesiani non hanno portato con sè il maiale fin dall'inizio delle loro migrazioni nel Pacifico, ma lo hanno ottenuto in qualche momento più tardo, apparentemente dall'Indocina, o perlomeno hanno ottenuto maiali originari dell'Indocina.
Dal momento che l'origine esatta dei Maori non è ancora ben chiara (forse le Isole Cook) si dibatte tuttora se discendano da clan che non avevano ancora ottenuto maiali o, molto più semplicemente, non li abbiano portati con loro durante la loro migrazione.
Avendo contatti all'Università di Canterbury posso dire che in Nuova Zelanda hanno speso più di qualche soldino nelle ricerche genetiche delle popolazioni di maiali locali, introdotte prima del Trattato di Waitangi.
Diciamo che il Captain Cooker, che è basilarmente il maiale rinselvatico "standard" della Nuova Zelanda, discende da animali liberati dalle spedizioni Cook del 1773 e 1777 di origine inglese.
Il kune-kune, ovvero sia il tipico maiale allevato dai Maori, discende da incroci tra maiali di origine spagnola (forse provenienti dalle Filippine) e forse cinesi, quasi sicuramente introdotti da balenieri americani poco dopo l'arrivo di Cook.
Infine l'Arapawa discende da maiali di origine inglese, liberati su un'isola intorno al 1820 per dare a futuri visitatori qualcosa di fresco da mangiare, una pratica un tempo molto diffusa.
I balenieri ed i cacciatori di foche europei ed americani avevano una fame insaziabile di maiali e patate, tanto quanto i Maori avevano una "fame" insaziabile di moschetti e polvere da sparo (era una società guerriera basata sul prestigio, il mana), al punto che si era sviluppato un sistema di scambio con tariffe fisse: nel 1815 un moschetto valeva 8 maiali o 150 cesti di patate. Nel 1820 a causa dell'intensificarsi delle Guerre dei Moschetti la domanda di moschetti schizzò alle stelle e con essa i prezzi: un moschetto valeva ora 200 cesti di patate o 15 maiali.
Dal momento che l'allevamento dei maiali e la coltivazione delle patate, a differenza delle attività tradizionali, non erano regolamentate da tabù, gli schiavi potevano essere messi al lavoro su grande scala per finanziare le attività guerresche: scopo delle campagne era proprio catturare quanti più nemici possibile da ridurre in schiavitù. Più schiavi un clan possedeva, una misura del successo in battaglia, maggiore il suo mana.
Era un circolo vizioso che molti clan furono felici di rompere col Trattago di Waitangi del 1840.